Cardo mariano

riduce i grassi del fegato e della pancia

L’affaticamento epatico blocca la capacità depurativa e le tossine non smaltite, che restando in circolo, si trasformano in grasso. Questa pianta stimola la secrezione biliare e la perdita di peso.

Se la tua alimentazione è stata particolarmente sregolata, se hai ecceduto nel consumo di salumi, fritti e alimenti di origine animale e hai bisogno di depurare la ghiandola epatica, mentre ti stai “rimettendo in riga” dal punto di vista alimentare puoi contare sul cardo mariano (Silybum marianum).
La denominazione marianum (mariano) viene collegata alla leggenda che racconta delle gocce del latte della Madonna cadute sul cardo mentre nascondeva il bambino Gesù all’epoca della fuga in Egitto.

Le virtù dimagranti ed epatoprotettive di questa pianta sono legate alla presenza di silimarina e di fenoli che agiscono come “scavenger”, ovvero come spazzini capaci di depurare il fegato dai radicali liberi. Il cardo mariano, inoltre, ha un’azione anticolesterolo. Scopriamo insieme come usarlo per depurarsi dall’eccesso di grassi e perdere qualche chilo.

I principi attivi che ti fanno magra

Che cosa rende il cardo mariano alleato della linea? È nei fiori violacei ricchi di semi che si concentrano le maggiori quantità di silimarina. Questa sostanza antiossidante rigenera la ghiandola epatica ripulendola dai grassi, dai trigliceridi e dal colesterolo accumulati in eccesso.
Inoltre, favorisce anche l’azione e aumenta del 35% la concentrazione del glutatione, una sostaza prodotta dal nostro corpo che pulisce e depura l’organismo dai residui chimici.
Il cardo mariano contiene anche mucillagini (fibre solubili depurative), tannini e flavonoidi (antiossidanti), e principi amari che agiscono sui grassi cattivi per eliminarli.

Troppe tossine lo appesantiscono e fanno ingrassare più facilmente

Un fegato “intossicato” lavora male e ci fa ingrassare. È stata osservata una riduzione della capacità di bruciare i grassi fino al 20% in caso di problemi epatici. La ghiandola epatica è infatti responsabile del metabolismo dei grassi e fa da filtro alle tossine metaboliche che introduciamo nel corpo (tramite l’alimentazione, l’aria inquinata ma anche con lo stress).
Se si sovraccarica e accumula troppi lipidi (la cosiddetta steatosi o fegato grasso) e scorie al suo interno non riesce più a svolgere la sua funzione correttamente. Il meccanismo alla base è l’insulino-resistenza, cioè un’aumentata resistenza da parte dell’organismo all’azione dell’insulina.
In pratica in alcune condizioni (obesità, sedentarietà, infiammazione, eccesso di tossine ecc.) le cellule epatiche non fanno più entrare il glucosio al loro interno. Il glucosio “rifiutato” rimane così nel sangue e il pancreas, per non fare salire troppo la glicemia, produce più insulina e spinge il glucosio in eccesso nelle cellule adipose. Questo meccanismo, ripetuto nel tempo, porta il grasso a depositarsi soprattutto nelle zone più vicine alla ghiandola epatica, e dunque in tutta l’area viscerale addominale.

Via l’incubo della sindrome metabolica

Secondo una ricerca pubblicata su “Frontiers in Pharmacology” nel 2016, la silimarina che si estrae dai semi di cardo mariano aiuterebbe a trattare le disfunzioni metaboliche associate a obesità e causate da una dieta sbagliata. Nello studio le cavie in sovrappeso trattate con silimarina (grazie soprattutto alla silibina che il principio attivo contiene) avrebbero avuto una diminuzione di resistenza insulinica, colesterolo e infiammazione.

 

FONTE: Dimagrire – Ottobre 2020  /RIZA
Con la consulenza di Tiziana Lugli erborista a Brescia

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